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(it) Italy, UCADI #197 - Ricerca, effetto Trump (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Wed, 2 Jul 2025 07:26:29 +0300


Prima di prendere in considerazione quello che sta succedendo nell'ambiente accademico statunitense è utile ricordare brevemente lo stato dell'organizzazione della ricerca pubblica a livello mondiale, per una giusta collocazione del fenomeno. ---- Questo mondo è cambiato molto rispetto ad una trentina di anni fa: la ricerca di base viene finanziata sempre meno: corre l'obbligo di ottenere risultati visibili nel più breve tempo possibile. In questa miope corsa utilitarista, l'Europa è un passo avanti rispetto agli USA, dove (prima dell'avvento di Trump 2.0) era relativamente facile ottenere piccoli e medi finanziamenti, grazie ad agenzie federali come la NSF o la NIH. Nella UE, invece, con poche eccezioni, è spesso necessario passare attraverso la preparazione di mega-progetti che devono promettere la Luna, che richiedono molto tempo per essere assemblati e che sono raramente approvati sia per la limitatezza di fondi disponibili che per la gestione poco trasparente dei metodi di valutazione.
Con l'avvento di Trump, questo scenario sta cambiando, non tanto per un ravvedimento dell'UE, ma "grazie" sia ai tagli operati negli USA (tagli sostanzialmente di tipo ideologico e politico) che al cambiamento di clima nell'ambiente accademico.
Da una parte assistiamo a riduzioni significative di fondi agli studi sulla scienza del clima, all'immunologia, alle scienze sociali (particolarmente migrazioni), malattie infettive, studi di genere. Un'operazione vagamente simile a quella ideologica che fu fatta nell'Unione Sovietica, forzando la ricerca in biologia ad allinearsi sui vaneggiamenti di Lysenko che fecero arretrare l'URSS di molti anni in quel settore. Nel contesto attuale, la decisione sciagurata non consiste tanto nell'imposizione di una linea sbagliata di ricerca, quanto nel divieto di lavorare in settori rilevanti, anche se rimane da capire quanto si voglia davvero persistere con tutti i tagli attualmente previsti; per esempio, non credo che gli USA vogliano tagliarsi fuori dal settore delle malattie infettive, ambito nel quale fanno ricerca classificata, legata presumibilmente alla preparazione di guerre biologiche come il lavoro fatto al National Institute of Allergy and Infectious Diseases (diretto fino al 2022 da Anthony Fauci, che avrebbe qualcosa di interessante da farci sapere in relazione al COVID - Jeffrey Sachs, che presiedeva una commissione parlamentare con il compito di fare luce sulle origini del virus, non riuscì ad ottenere informazioni al riguardo).
Un secondo tipo di tagli, decisamente più inquietante è di tipo politico, mascherato da lotta all'antisemitismo. Il finanziamento federale di alcune università, incluse quelle famose della Ivy League, è stato ridotto (il caso più eclatante è quello della Columbia University - CUNY - che ha subito un taglio di 400 milioni), sostenendo che tali istituzioni patrocinano movimenti anti-semiti. Non sorprendentemente, CUNY ha reagito immediatamente, annunciando provvedimenti per allinearsi ai "desiderata" di Herr Trump, proponendo, per esempio, modifiche di alcuni curricula (tagliando i temi scottanti). Molto più preoccupante che nella stessa CUNY, la professoressa Catherine Franklin sia stata licenziata, dopo 25 anni di insegnamento, per aver criticato apertamente la politica di Israele ed in particolare i metodi usati dall'IDF nella pulizia etnica dei palestinesi (non erano gli USA, la nazione del "free speech"?).
Ma gli esempi di autocensura (e quale autocensura) non si fermano qui. Un ulteriore esempio eclatante viene da Yale (un'altra università della Ivy League, la seconda più antica dopo Harvard).
Antefatto: Ben Gvir, ministro per la sicurezza nazionale di Israele e allo stesso tempo condannato in patria per incitazione all'odio e sostenitore di un movimento definito terrorista perfino in Israele, è stato recentemente invitato negli USA per tenere una serie di conferenze, da Mar-a-lago fino ad un seminario a Yale presso un'associazione privata. Per rinfrescare la memoria sul personaggio: Ben Gvir, ha recentemente rilasciato una dichiarazione in cui invitava l'esercito israeliano a bombardare i depositi di cibo e di aiuti umanitari di Gaza.
Risultato della visita: circa 200 studenti di Yale protestano per la visita del razzista, e in tutta risposta, l'amministrazione di Yale decide di mettere al bando il movimento Yaleis4Palestine per incitazione all'odio antisemita.
Fatti accertati: (i) non esiste nessuna evidenza che Yaleis4Palestine abbia partecipato alla manifestazione spontanea; (ii) esiste un filmato dove si vedono studenti, in cerchio, che si limitano ad urlare (senza toccare) ad un tale Netaniel Crispe, che pretende di passare nel mezzo per accorciare il suo cammino; (iii) in un altro filmato si riconoscono ebrei ortodossi nel gruppo di coloro che protestano; (iv) Netaniel Crispe risulta essere ospite fisso o quasi di talk show trasmessi da Fox News.
Non sono queste altro che prove generali di nazi-fascismo? Se non siete ancora convinti ricordiamo che recentemente si sono verificati casi di detentori di Green Card (un documento che permette ad un lavoratore straniero di risiedere permanentemente e legalmente negli USA) che sono stati espulsi dal paese, senza che si sia saputo quale reparto di polizia o simile abbia eseguito l'espulsione.
Non deve quindi sorprendere che molti studenti universitari e post-doc di varie nazionalità (fra cui, sloveni, belgi, portoghesi, francesi, austriaci, messicani, cinesi e irlandesi) spesso rinuncino a visitare le proprie famiglie nel timore di non poter rientrare negli USA al ritorno. Il fenomeno riguarda anche affermati professori, coniugi di americani, ma sprovvisti di passaporto americano, che non si sentono sicuri nel lasciare temporaneamente gli USA. La sensazione di stress si estende anche agli americani: 548 dottorandi su 690 intervistati dalla rivista Nature hanno affermato che stanno prendendo in considerazione l'ipotesi di lasciare gli USA al conseguimento del PhD. Anche se questo numero non deve essere preso come stima precisa del disagio, segnala comunque il forte malessere presente nella popolazione studentesca universitaria.
La voglia di fuga si estende agli accademici. Infatti si sta assistendo alla messa a punto di programmi di varie istituzioni di ricerca europee per l'assunzione di personale USA. Fra gli altri, l'Università di Marsiglia, la VUB di Bruxelles; l'insieme delle università di Berlino; la Spagna come nazione e la Catalogna con un programma specifico; l'Istituto Pasteur a Parigi e l'intera Max- Planck Society in Germania. Ma il fenomeno non riguarda solo l'Europa: l'Australia sta predisponendo programmi speciali, per non parlare del Canada che rimane la destinazione più attraente per ovvi motivi. Non è chiaro se e quanto queste iniziative avranno successo, date le scarse risorse che sono di fatto disponibili nel mondo occidentale per la ricerca e la voglia matta dei governi di spendere solo in armi; rimane l'evidenza di un cambiamento che potrebbe essere epocale.
A completare il quadro dei tempi bui in cui stiamo vivendo, aggiungiamo i tagli imposti dal nuovo dipartimento DOGE che affliggono (fra gli altri) una poco nota agenzia federale che sostiene biblioteche pubbliche. Senza preavviso, una dozzina di finanziamenti sono stati cancellati e come conseguenza, tre stati, California, Connecticut e Washington, si sono trovati senza fondi per le loro biblioteche statali.
È difficile trovare una spiegazione razionale per tutto quello che sta accadendo, anche dal punto di vista dell'interesse dell'impero americano. Il grosso degli studenti americani in materie scientifiche si orientano verso la finanza, molto più lucrativa dei lavori nelle industrie manifatturiere o, peggio, nei centri di ricerca.
La fantomatica reindustrializzazione bramata da Trump non solo è inverosimile per I salari maggiori dei lavoratori USA rispetto ai cinesi, non solo per la carenza di infrastrutture efficienti, ma anche per la carenza di personale qualificato.

Antonio Politi

https://www.ucadi.org/2025/05/25/ricerca-effetto-trump/
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