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(it) Italy, UCADI #182: Assalto all'Africa (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Thu, 21 Mar 2024 08:16:54 +0200
Tra squilli di trombe e rulli di tamburi e picchetti d'onore la premier
ripercorre le strade del Duce e volge la propria attenzione all'Africa.
Dice di farlo con uno spirito nuovo, quello del partigiano cattolico
Enrico Mattei, il quale si distinse però per una lotta strenua contro le
7 sorelle, per rompere il loro monopolio petrolifero, e di questa scelta
rimase vittima. La premier dice di volgersi all'Africa con sguardo
nuovo, intenzioni paritarie, tuttavia ha convocato 23 nazioni africane
nell'aula solenne del Senato della Repubblica per presentare loro vaghi
piani di intervento, senza per altro averne discusso preventivamente con
loro, come le ha fatto cortesemente notare il Presidente dell'Unione
africana Azali Assoumani, Hanno partecipato alla kermesse anche i
rappresentanti di numerosi paesi del Golfo arabico, la Banca Mondiale e
altri organismi internazionali, nonché Ursula von der Leyen, Roberta
Mezzola e Luis Michel, alla disperata ricerca di voti nell'imminenza
delle elezioni per il rinnovo del Parlamento dell'Unione europea.
Spostando l'attenzione sul piano sostanziale rileviamo che l'intento
della premier, sostenuta dal proprio partner Eni, è stato quello di
occuparsi principalmente di reperire gas e mettere in piedi coltivazioni
per la produzione di biocarburante, sottraendo terreni utili ad
un'agricoltura di sostentamento, che è uno dei bisogni primari delle
popolazioni africane nella loro lotta contro la fame.
Al di là della vaghezza dei programmi il piano Mattei si presenta povero
di risorse, perché dispone di tre miliardi di euro sottratti agli
stanziamenti per il contrasto ai mutamenti climatici, e due miliardi e
mezzo sottratti alla cooperazione internazionale, spalmati su quattro
anni. Il solo fatto qualificante, per la premier, è costituito dalla
realizzazione di una cabina di regia presso la Presidenza del consiglio,
sotto il suo diretto controllo che assicurerà al suo entourage di
fiducia composto da 19 persone il controllo finanziario e politico delle
iniziative.
La natura dirigistica di questa operazione non deve stupire. Il "Piano
Mattei" non contempla progetti ex novo, ma iniziative già avviate:
ingloba infatti gli accordi con l'Algeria per garantire
l'approvvigionamento di gas naturale all'Italia e all'Europa dopo la
sospensione dei rifornimenti energetici dalla Russia, già definiti da
Draghi nell'aprile del 2022; alcuni dei progetti di cooperazione e
sviluppo da attuare in Africa col sostegno dell'Eni, già previsti nei
piani industriali dell'azienda, prima della definizione del "Piano
Mattei", come la produzione di biocarburanti in Kenya; altri piani
previsti nell'ambito del fondo migrazione, del fondo africano di
sviluppo e da accordi bilaterali con singoli Stati del continente.
Un piano fuffa
Eppure il problema degli investimenti in Africa è serio e costituisce un
impegno necessario, perché serve a contrastare la crescita costante di
investimenti e presenza politica e militare, sia cinese che russa, nel
continente. È da tempo infatti che questi due paesi investono in Africa,
massicciamente e con caratteristiche operative in parte diverse.
I cinesi si distinguono per una politica di crediti facili ai paesi
africani e per investimenti nelle infrastrutture in cambio di un periodo
di gestione loro affidato per recuperare il costo dell'intervento.
Grazie a queste iniziative sono state costruite ferrovie, strade, porti
aeroporti, che costituiscono delle strutture stabili, inamovibili, che
gli Stati destinatari acquisiscono ora e per il futuro. La costruzione
viene fatta prevalentemente da manodopera cinese e comunque rappresenta
un arricchimento strutturale di questi paesi in quanto fornisce
infrastrutture che facilitano e agevolano lo sviluppo complessivo del
territorio, ma di fatto infeudandolo alla politica cinese. Grande
l'interesse della Cina anche per le estrazioni petrolifere e minerarie e
per quelle di terre rare. La Cina da questi rapporti ricava
complessivamente una penetrazione per le sue merci a bassa tecnologia
nei mercati locali, di fatto coprendo le necessità del commercio minuto.
La Russia si distingue invece per un intervento che poggia
prevalentemente sulla creazione di buone relazioni grazie alla fornitura
di derrate alimentari, principalmente di grano e cereali, forniti
gratuitamente o a prezzi di favore, alle quali si affianca un interesse
per le attività minerarie ed estrattive. Questa presenza è sostenuta
attraverso l'appalto della fornitura degli armamenti necessari ai
diversi governi e dal sostegno, quando occorre, attraverso truppe
mercenarie organizzate in compagnie come la Wagner, che è solo la più
famosa e nota di una galassia di organizzazioni di mercenari al servizio
del Cremlino.
Non è un caso che nessuno dei paesi del Sahel che vedono il governo di
regimi militari e dittatoriali sia stato presente a Roma, rendendo
palesi le difficoltà di approccio al problema.
C'è da aggiungere e con il rafforzamento dei BRICS e ancor più con il
loro allargamento aumenteranno gli attori interessati a intervenire in
Africa dove da tempo è presente in misura e con un ruolo sempre più
rilevante l'India, con i propri prodotti e i propri investimenti, la
Turchia che sembra essersi specializzata nella realizzazione di
aeroporti, i paesi arabi, estrattori di petrolio, che cercano buone
occasioni per i loro investimenti e che stanno acquisendo una sempre
maggiore capacità di intervento economico e finanziario, come testimonia
l'ingresso nei BRICS.
Il fatto è che l'Italia giunge buon ultima in Africa e, anche se è
riuscita a far dimenticare, almeno in parte le tragiche conseguenze
delle proprie avventure coloniali, perché la generazione di coloro che
ne subirono i danni è ormai morta e perché più recenti tragedie hanno
costellato la storia dell'Africa, oscurandone il ricordo, sconta
tuttavia la cattiva fama di altri, e soprattutto della presenza post
coloniale francese, che ha fatto danni enormi e seminato odi e
diffidenze, che oggi appaiono difficilmente superabili, e che consentono
sia alla Cina che alla Russia di essere visti come interlocutori
privilegiati di un rapporto costruttivo e utile allo sviluppo
dell'economia di questi paesi; anche perché russi e cinesi non fanno
distinzione tra i regimi politici che reggono questi Stati, ma
intrattengono relazioni basate sul reciproco interesse. Ciò non toglie
che pur con tutti questi difetti l'azione italiana di penetrazione
nell'economia africana sarà fortemente contrastata sia dalla Francia che
dall'Inghilterra, come dagli Stati Uniti, che pur essendo di fatto
assenti dal continente e non avendo una propria politica per l'Africa,
vedono con sospetto l'ingresso di qualsiasi nuovo attore sul campo.
Constatata l'assenza di capitali di investimento dei quali l'Italia non
dispone, il programma per l'Africa, pur valido strategicamente, avrebbe
dovuto essere sostenuto da una preventiva concertazione con l'Unione
europea, evidenziando gli interessi comuni nell'area più che mediante
l'offerta a qualche politico europeo in cerca di voti di una passerella
sulla quale esibirsi, il che avrebbe consentito certamente una maggiore
disponibilità di capitale di investimento.
Sarebbe stata inoltre necessaria una tessitura diplomatica di relazioni
bilaterali con i singoli paesi mirante a coinvolgerli nella messa a
punto e programmazione degli interventi, inaugurando così veramente una
nuova metodologia di relazioni effettivamente paritarie. Ma malgrado la
tanto decantata competenza e abilità diplomatica della Meloni le
strutture del paese e la sua diplomazia non dispongono dell'attitudine a
lavorare in questa direzione, prive come sono di una visione strategica
delle relazioni internazionali di lungo periodo.
Quella suggerita è una visione strategica mentre invece il governo
italiano sembra guardare a risultati immediati e interpreta l'iniziativa
come uno strumento per far sì che l'immigrazione trovi un argine
attraverso l'ottenimento dai paesi cooperanti in cambio di investimenti
dell'adozione di politiche restrittive e di controllo del flusso
migratorio. Il fallimento evidente di questo intento è testimoniato dal
fatto che ad essere assenti dalla kermesse romana erano proprio i paesi
che detengono il controllo delle vie carovaniere di transito dei
migranti dal centro Africa verso l'Europa, senza contare dell'assenza di
un paese come la Nigeria che con il suo sviluppo demografico esplosivo
costituisce il serbatoio dal quale fuoriescono e si alimentano i flussi
migratori.
La Redazione
https://www.ucadi.org/2024/02/17/assalto-allafrica/
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