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(it) France, CNT-AIT: Anarchosyndicalisme #185 - Sfogliando gli archivi abbiamo... (ca, de, en, fr, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Wed, 3 Apr 2024 09:35:15 +0300


Sfogliando gli archivi, abbiamo trovato questo testo pubblicato sul giornale della CNT-AIT, Le Combat syndicaliste, n°134 del luglio 1955, ma che ci sembra ancora molto attuale! ---- La divisione nata da due tendenze che si scontrano nei congressi e nelle assemblee della CNT deriva dal fatto che, per alcuni, il cosiddetto sindacalismo rivoluzionario deve essere e rimanere neutrale rispetto a qualsiasi filosofia o sistema economico: è sufficiente a se stesso, dicono; per altri, il sindacalismo classico che ha come emblema la carta di Amiens non può portare alla trasformazione sociale senza privilegi, è necessario dare agli uomini i principi filosofici ed economici sociali dell'anarchismo, senza i quali la società ricadrebbe inevitabilmente sotto l'autorità di un partito.

Io sono uno di coloro che sposano quest'ultimo modo di vedere, rifiutando la Carta di Parigi (una sorta di Carta di Amiens migliorata adottata al Congresso che creò la CNT nel 1946), così come l'attuale struttura della CNT, rivelandosi a essere la fedele continuazione della vecchia CGT[del 1900]. Il primo modo di vedere avrà la stessa sorte del secondo? Oppure gli anarcosindacalisti reagiranno contro questa neutralità sindacale per restituire un carattere emancipatore alla CNT?

L'ideale anarchico deve essere la forza trainante della CNT, senza la quale non avrebbe alcun significato e sarebbe difficilmente migliore degli altri centrali; il neutralismo non è sufficiente, si tratta di sapere cosa vogliamo e se ci stiamo muovendo o meno verso ciò che vogliamo.

Lavoreremo a fianco di attivisti la cui unica ragione d'azione sono i loro portafogli, pronti a fare concessioni per unità che relegano i nostri principi e ci rendono qualcosa di diverso da rivoluzionari bastardi senza convinzioni?

Accetteremo che la struttura della CNT sia ancora corporativismo federativo, mentre sosteniamo l'uguaglianza economica e, quindi, divisi nell'azione, andiamo contro ciò che proclamiamo nelle nostre dichiarazioni? Manterremo a lungo questa struttura che permette a ciascuna federazione di intitolare le proprie rivendicazioni, redigere i propri volantini, organizzare in una parola il proprio lavoro federale e sindacale compartimentato, immettere in ufficio un buon numero di attivisti, ecc.? Così tanto tempo, denaro e dispendio fisico assorbiti da questo sistema deludente. Dobbiamo immediatamente scuotere questa routine e rivolgerci rigorosamente ai sindacati locali e dipartimentali, lasciando nell'ombra le federazioni industriali fino a dopo la rivoluzione sociale.

Le nostre attuali richieste sono all'altezza di ciò che affermiamo di essere? Corrispondono alla realtà? NO. Noi fissiamo un livello minimo di sussistenza di 35.000 franchi e su questo punto siamo solo più avanti degli altri centri; possiamo onestamente credere che una famiglia media di tre persone possa vivere con questa cifra? Considerando che vivere in questo secolo significa poter accedere ai benefici del modernismo in casa, o le nostre lotte si limiterebbero solo alla sussistenza?

Possiamo seguire gli attivisti che consigliano la nostra partecipazione ad organizzazioni come i comitati aziendali, anche per ragioni tattiche, poiché sappiamo che inevitabilmente ciò significherebbe collaborare direttamente con i nostri nemici, siano essi padroni o lavoratori, e lavorare insieme per consolidare l'operazione?

La possibilità di diventare rappresentante del personale in un'azienda dovrebbe incoraggiarci ad essere eletti per motivi di impunità e di sola comodità nell'azione; perché, in effetti, qual è il nostro potere una volta eletto: difendere la legalità dei contratti collettivi, esigere, per chi fa straordinari straordinari, che tali ore siano ben retribuite; interessarsi ai dipendenti leali del capo che vengono sfruttati come nessun altro, ma che non scioperano mai e vengono al lavoro durante; occuparsi di tante piccole cose, docce, WC, lavandini, ecc., in definitiva tanto vento per poco; la nostra posizione deve essere chiara su questo tema (non partecipazione), delegati al lavoro[durante lo sciopero e designati dall'assemblea degli scioperanti], sì, e soltanto per la durata della lotta impegnata.

È tempo di prendere sul serio il nostro orientamento, la nostra struttura, la nostra Carta, dobbiamo chiarire cosa dobbiamo essere veramente (anarcosindacalisti) con tutto ciò che ciò comporta, e non sindacalisti rivoluzionari senza bagaglio, senza definizione, eviteremo anche il deplorevole confusione che permette ad un buon numero di marxisti e neomarxisti (anche rivoluzionari) di venire a creare problemi nella nostra organizzazione; eviteremo anche che i sindacalisti puri perdano il loro tempo tra noi, che abbiamo scelto l'anarchismo come sistema di esistenza.

Che gli attivisti della CNT capiscano tutto questo e lavorino di conseguenza, gli scontri a voce alta e le scazzottate non migliorano una situazione inevitabile consentita da una Carta per nulla chiara. Sarebbe bene prendere esempio dall'organizzazione dei FORA, che mi sembra di un certo valore per la sua fermezza.

R. THIEBLEMONT.

Post scriptum: 50 anni dopo, gli attivisti della CNT-AIT sono arrivati alle stesse conclusioni e ne hanno tratto la conseguenza, affermando che sì, la CNT-AIT è chiaramente anarcosindacalista - e quindi anarchica - e non vagamente "sindacalista rivoluzionario". Per saperne di più sull'esperienza dei FORA potete leggere le brochure: I FORA: ORGANIZZAZIONE LAVORATRICE ANARCHICA e ANARCHISMO GLOBALISTA CONTRO IL "SINDACISMO RIVOLUZIONARIO" Inviare le versioni elettroniche su richiesta a contactchezcnt-ait.info, per ricevere la versione stampata scrivere a il giornale.

https://cntaittoulouse.lautre.net/spip.php?article1380
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