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(it) Italy, Livorno, FAI: Un drone puntuale, Approvate le nuove missioni militari dell'Italia - Umanità Nova del 17/'3/24 (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Sun, 31 Mar 2024 08:30:26 +0300
Lo scorso 26 febbraio il Consiglio dei Ministri ha deliberato in merito
alle missioni militari all'estero. In tempi record, neanche 10 giorni,
il Parlamento ha discusso e approvato la delibera. ---- 12000 militari
saranno impegnati all'estero tra nuove missioni e missioni prorogate,
per 1,5 miliardi di spesa. Negli anni scorsi tra la delibera del governo
e l'approvazione parlamentare trascorrevano diverse settimane, anche
mesi. Tempi che il governo ha cercato ulteriormente di accelerare,
provando - senza riuscirci - a far passare l'approvazione in procedura
di urgenza, per evitare la discussione nelle commissioni competenti.
Certo a fare pressione sul parlamento c'è stata anche la raffica di sei
colpi sparati dal cannone 72/67 Oto Melara del Cacciatorpediniere Caio
Duilio che ha abbattuto un drone yemenita a 6 km di distanza. A ridosso
della discussione parlamentare, il rischio di un'escalation militare e
la martellante campagna sulla minaccia degli Huti per le navi italiane
presenti nel Mar Rosso, ha reso necessario un inquadramento
autorizzativo per la missione navale che l'Italia di fatto stava
conducendo già da dicembre. Tutto ciò ha certo dato la possibilità di
forzare con una approvazione in tempi record.
Le tre missioni approvate sono appunto la missione Aspides, missione
navale nel Mar Rosso, la missione Levante, che si inserisce nel quadro
della guerra a Gaza in Palestina, e la missione EUAM Ukraine.
Considerato che questa ultima missione è in realtà attiva dal dicembre
2014 e l'attuale approvazione riguarda solo l'invio di un magistrato nel
quadro di una missione europea di supporto al sistema di sicurezza, ci
concentreremo soprattutto sulle prime due.
La missione Aspides, è una missione dell'Unione Europea, avviata nel
mese di febbraio, il cui comando è affidato alla Grecia ed ha sede a
Larissa, l'Italia è riuscita ad aggiudicarsi solo il comando tattico
delle forze operative, di cui è stato incaricato il contrammiraglio
Stefano Costantino e che ha il proprio centro proprio a bordo del Caio
Duilio.
La nuova missione viene fatta passare come un nuovo impegno operativo
all'interno di una più generale proroga di un "dispositivo
multidominio". La scheda sull'operazione riunisce infatti ben quattro
distinte missioni, la già citata Aspides, la missione Atalanta targata
UE a largo della Somalia, la multinazionale EMASOH nello stretto di
Hormuz e la CMF a guida USA. Non è quindi specificato nella delibera
governativa la precisa autorizzazione di uomini e mezzi per la missione
Aspides, viene indicato l'impegno complessivo per le quattro missioni: 3
mezzi navali, 5 mezzi aerei, 642 unità di personale. Certo vedendo 3
navi impegnate su 4 diverse missioni viene da pensare ai famosi carri
armati di Mussolini, ma ricondurre tutto a cialtroneria e propaganda -
che certo non mancano - sarebbe fuorviante. In questo gioco delle tre
carte c'è il chiaro tentativo di rendere più opaco il processo
decisionale e meno definita la responsabilità per ogni singola missione.
Una autorizzazione come questa lascia mano libera al governo per
articolare le missioni in interventi diversi a seconda delle esigenze.
Basti pensare all'area di intervento autorizzata per queste missioni,
che è incredibilmente vasta: "Mar Mediterraneo, Mar Rosso e Paesi
rivieraschi, Golfo di Aden, Mar Arabico, bacino somalo, Canale del
Mozambico, Oceano Indiano, Stretto di Hormuz, Golfo Persico, Golfo di
Oman, Bahrain, Gibuti, Emirati Arabi Uniti e altri Paesi rivieraschi".
Si tratta di quattro missioni navali di natura diversa e con regole
diverse, che andrebbero inoltre ad interagire con missioni a terra.
In modo simile con la missione Levante è stato autorizzato un impegno
militare molto generale, che ancora bisogna capire come si articolerà.
La stampa ufficiale si è soffermata sui primi due punti degli obiettivi
della missione, gli aiuti alla popolazione civile e la disposizione di
un "ospedale da campo e una unità navale con capacità sanitaria". Ma i
secondi due non sono di solito menzionati: "misure precauzionali per
l'eventuale evacuazione di connazionali o l'estrazione delle forze
italiane dalla regione; rafforzare la presenza nel Mediterraneo
Orientale". Più che una missione di aiuto umanitario sembra una missione
con lo scopo di consolidare la presenza militare nell'area e coordinare
eventuali situazioni di emergenza collegate alla consistente presenza di
contingenti italiani, che in misura diversa sono impegnati in Libano,
Cisgiordania e Egitto. Per questa missione è autorizzato lo schieramento
di un mezzo navale, un mezzo aereo, 10 mezzi di terra e 192 militari.
L'area di intervento è molto vasta anche in questo caso, e comprende
"Israele, Cisgiordania e Striscia di Gaza, Libano, Egitto, Giordania,
Cipro, EAU, Qatar e regione del Mediterraneo Orientale".
Non credo si possa pensare che questi termini generici siano imposti dai
tempi rapidi di approvazione, che al contrario necessiterebbero
l'autorizzazione di un impegno più preciso e definito. Il modo in cui
sono state predisposte le schede per queste due missioni sembrano anzi
essere state in realtà ben preparate per anticipare le nuove procedure
autorizzative per le missioni militari che il governo vorrebbe
introdurre. La modifica alla legge 145 del 2016 che regola la materia è
stata proposta dal governo con il DDL S. 1020, disegno di legge di
riforma approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 25 gennaio. Tra i
principali punti di questa proposta, ora all'esame delle Camere,
segnaliamo innanzitutto quanto scritto nella relazione tecnica alla
presentazione della proposta al Senato. La riforma introdurrebbe "Una
maggior flessibilità nell'utilizzo degli assetti e delle unità di
personale all'interno di missioni appartenenti alla medesima area
geografica. Prevedendo in anticipo le possibili «interoperabilità» tra
missioni nella stessa area e sottoponendole al vaglio preventivo delle
Camere, la modifica consente di rispondere con maggior prontezza
nell'eventualità di situazioni di crisi o emergenza, sempre più
frequenti nell'attuale scenario internazionale". Inoltre consentirebbe
di "pre-individuare, attraverso le deliberazioni del Governo[...]forze
ad alta ed altissima prontezza operativa, da impiegare all'estero al
verificarsi di crisi o situazioni di emergenza[...]nell'ipotesi in cui
si renda necessario l'impiego in via di urgenza delle forze ad alta ed
altissima prontezza operativa, la deliberazione del Governo venga
comunque trasmessa alle Camere, le quali, entro cinque giorni, con
appositi atti di indirizzo, secondo i rispettivi regolamenti, ne
autorizzano l'impiego o ne negano l'autorizzazione".
Il primo punto, prevedendo una maggiore flessibilità renderebbe senza
dubbio più opaca la politica delle missioni militari all'estero,
rendendo più difficile comprendere la portata, le responsabilità e i
limiti effettivi delle autorizzazioni. In questo modo si rende più
facile al governo mescolare le carte, articolare in modo diverso le
operazioni militari sfruttando la copertura di missioni già autorizzate
con scopi vaghi e per aree molto vaste. Il secondo punto darebbe mano
libera al governo di prendere l'iniziativa per una spedizione militare.
Già questo avviene da anni, con missioni autorizzate dal Parlamento a
mesi dall'effettivo avvio. Questo provvedimento con la scusa di
riportare le procedure entro la norma, conferisce al governo maggiore
potere.
Che il governo voglia estendere i poteri del governo, portando gli
attuali eccessi nella legalità, e che presenti come effettivamente
interoperative missioni che finora erano presentate come puntuali
interventi condotti in modo autonomo, rappresenta in modo chiaro dove
porti la politica di guerra che il governo sta portando avanti con
l'appoggio trasversale delle principali opposizioni. Se le missioni non
sono più singoli interventi ma una campagna strategica, se il governo
non agisce in deroga, ma assume maggiori poteri, si fanno ulteriori
passi verso la guerra aperta. A fermare questa spirale di guerra non
saranno leggi e elezioni, ma le lotte sociali e l'antimilitarismo.
Dario Antonelli
https://collettivoanarchico.noblogs.org/post/2024/03/16/un-drone-puntuale-approvate-le-nuove-missioni-militari-dellitalia/
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