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(it) Italy, Anarres Info: TORINO. IN CORTEO CONTRO CPR, FRONTIERE, MILITARI PER LE STRADE (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Sun, 31 Mar 2024 08:30:41 +0300
Il sapore tiepido della primavera avvolge piazza Castello. Il corteo
parte dopo un'ora di musica e interventi. ---- Le voci si moltiplicano
lungo tutto il percorso. La storia passata e recente delle prigioni per
migranti, la ferocia della macchina delle espulsioni, le vite spezzate
lungo le frontiere militarizzate in mare e in montagna, la vicenda di
Moussa, morto tre anni fa in una cella di isolamento del CPR di Torino,
quella di Ousmane Sylla impiccato in quello di Roma sono state ricordate
da chi ha preso parola. Uno striscione esprimeva solidarietà a Jamal, un
compagno pescato in strada dalla polizia di Torino, e, nonostante il
tentativo generoso di liberarlo dei suoi compagn*, finito al CPR di via
Corelli a Milano. Descritto come un criminale per nascondere il fatto
banale che lui, come tutti gli altri potrebbe passare un anno e mezzo in
una prigione per migranti, perché privo dei documenti europei.
La lotta ai CPR sconta l'enorme difficoltà a comprendere che in quelle
prigioni si finisce per quello che si è, non per quello che si è fatto.
Ed è una condanna senza processo e senza appello. Il segno che la
narrazione democratica è una finzione riservata a chi crede di essere
nato nel posto giusto, di essere al riparo dalla violenza e
dall'arbitrio dello Stato. Peccato che nella costante guerra ai poveri
la linea di demarcazione tra sommersi e salvati è un confine mobile, nel
quale rischiano di cadere tutt*. Nat* qui e nat* altrove.
La militarizzazione delle periferie ne è il segnale. Tanti soldi spesi
per mantenere in strada tanti burattini in divisa, mentre le vite di chi
abita i quartieri "difficili" diventano sempre più precarie.
Il corteo, dopo aver attraversato il centro, si è diretto a Porta
palazzo dove ha sostato a lungo. In alto è comparso lo striscione "I CPR
uccidono".
Quello di Torino, bruciato dalle rivolte del febbraio 2023, è chiuso. A
noi tutt* l'impegno perché non riapra mai.
Di seguito il volantino che abbiamo distribuito in piazza:
Senza stati né confini nessuno è clandestino
Nelle prigioni per migranti, i CPR, da mesi si susseguono le rivolte.
La decisione di prolungare la detenzione amministrativa a 18 mesi, nei
fatti una vera pena detentiva comminata senza processo, è stata il
detonatore che ha fatto divampare ovunque le proteste.
Da Gradisca d'Isonzo a Milano, da Macomer a Ponte Galeria, da Trapani
Milo a Caltanissetta ci sono state ribellioni, fughe e durissima
repressione.
Nel frattempo si esternalizza il sistema concentrazionario con due CPR
in Albania.
Il CPR di Torino è chiuso da un anno. Per la prima volta dal lontano
1999, quando i senza documenti erano rinchiusi in container gelidi
d'inverno e bollenti d'estate, le rivolte scoppiate in febbraio hanno
reso del tutto inagibile una struttura raddoppiata e costruita in
muratura nel 2008. Quella di Torino era una delle quattro prigioni
amministrative che non avevano mai chiuso i battenti, anche quando
l'infuriare delle rivolte portò alla paralisi quasi totale la rete dei
Centri.
Le lotte dell'inverno 2023 sono state un momento importante di un
conflitto durissimo, costato carcere, spostamenti punitivi, botte e
deportazione a tantissimi reclusi nell'arco di 25 anni.
A Torino governo e i fascisti soffiano sul fuoco della guerra tra poveri
italiani e poveri immigrati, per avere mano libera a fare la guerra a
noi tutti.
Prima in Barriera poi in altri quartieri sono arrivati i militari
dell'operazione "Strade Sicure", sei mesi in missioni militari
all'estero, sei mesi per le strade della nostra città. Intere aree sono
state messe sotto assedio, con continue retate di persone senza
documenti o che vivono grazie ad un'economia informale.
Il governo a tutti i livelli punta il dito sulle persone più povere,
razzializzate, con il continuo ricatto dei documenti, per nascondere la
guerra sociale che ha scatenato contro tutti i poveri, italiani e nati
altrove, schierandosi a fianco dei padroni grandi e piccoli.
Il controllo etnicamente mirato del territorio mira a reprimere sul
nascere ogni possibile insorgenza sociale.
I CPR sono un importante ingranaggio della macchina delle espulsioni,
necessaria a mantenere intatta la fama di intransigenza verso i
"clandestini" di cui si fregia ogni governo.
Le vite intrappolate nei CPR, sospese negli hotspot, in bilico tra carte
da bollo e quotidiani abusi di polizia partono da lontano, in terre dove
il neocolonialismo, lo sfruttamento delle risorse, le guerre fanno il
deserto.
Da anni i governi provano a spostare le frontiere sempre più lontano, in
Libia, in Niger, nel Sudan, stringendo accordi con governi e milizie
paramilitari perché facciano il lavoro sporco, respingendo e
imprigionando la gente in viaggio.
Il Mediterraneo è divenuto un enorme sudario che copre le vite di decine
di migliaia di persone morte in mare perché nessuno le soccorre. Chi lo
fa, come le navi delle ONG, viene criminalizzato, multato, bloccato.
Alle frontiere est e ovest del Belpaese i migranti muoiono sui valichi
alpini o travolti da un treno in galleria, mentre chi ha le carte
"giuste" nemmeno vede la frontiera. Le frontiere sono divenute confini
mobili su cui si misura l'esclusione verso i poveri.
Le frontiere sono linee fatte di nulla su una mappa: diventano vere solo
quando ci sono truppe armate a sorvegliarle, selezionando chi può
passare e chi no.
La legislazione sull'immigrazione nel nostro paese ha delineato una
rottura dell'ordine liberale, configurandosi come "diritto
amministrativo del nemico". Con "diritto del nemico" si intende un
corpus legislativo, per cui alcuni gruppi umani (stranieri, sovversivi,
fuori norma, folli, disabili) vengono perseguiti per quello che sono e
non per quello che fanno.
Nel nostro paese si è clandestini per legge. Entrare "legalmente" è
impossibile: per avere il permesso di soggiorno serve un contratto di
lavoro firmato nel paese d'origine. Quanti padroni conoscete che
assumono a scatola chiusa un lavoratore mai visto, in un paese a
migliaia di chilometri dall'Italia?
Nessuno di quelli che arrivano ha le carte in regola. Chi incappa in un
controllo prende il foglio di via, se viene ripescato finisce al CPR.
La storia dei CPR - un tempo CIE e prima ancora CPT - è storia di
rivolte, fughe, pestaggi, scioperi della fame, gente che si taglia,
altri che si cuciono la bocca. I CPR italiani sono stati distrutti e
ricostruiti più e più volte.
I CPR sono, con le carceri, discariche sociali nelle quali vengono
rinchiusi quelli che non si sono adattati, quelli inghiottiti dalla
strada, i ribelli, gli scarti da eliminare alla fine di un processo che
comincia nei paesi d'origine.
Partono i più giovani, i più sani, quelli che hanno reti familiari in
grado di offrire le risorse per intraprendere un viaggio che può durare
anni. É la prima selezione. Chi sopravvive al viaggio, alle torture e
agli stupri nei lager libici, ai pestaggi sulla rotta balcanica, deve
affrontare la vita clandestina in Europa.
Tutt* lavorano in nero, senza possibilità di affittare una casa, avere
un medico, immaginare un futuro. Chi, dopo anni, riesce ad avere un
contratto è sempre sotto ricatto, perché se non si piega al padrone e
perde il lavoro, perde anche i documenti che lo rendono "legale".
Ad ogni tappa di questo feroce gioco dell'oca, qualcuno non ce la fa e
finisce negli ingranaggi della macchina delle espulsioni.
Il mancato accesso ai diritti di cittadinanza finisce con il declinarsi
in negazione dei diritti umani. In realtà "i diritti umani" sono solo la
cartina di tornasole che rende visibile l'esclusione di tanta parte di
coloro che vivono su questo pianeta. Un'esclusione non tanto dai
diritti, ma dallo stesso consesso umano.
Farla finita con la clandestinità, i morti in viaggio, le prigioni per
migranti significa farla finita con stati, frontiere, eserciti, padroni,
sfruttamento.
Significa farla finita con un'ordine del mondo intollerabile.
Federazione Anarchica Torinese
Assemblea Antimilitarista
Corso Palermo 46
Riunioni - aperte agli/le interessat* -ogni martedì alle 20
https://www.anarresinfo.org/torino-in-corteo-contro-cpr-frontiere-militari-per-le-strade/
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