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(it) Italy, UCADI #182: Cosa c'è di nuovo - La trappola della rassegnazione (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Sun, 24 Mar 2024 07:55:46 +0200
Sempre più si assiste, sgomenti, al crescere della rassegnazione. Le
persone e soprattutto i lavoratori sembrano aver perduto ogni capacità
di reazione e di risposta ad una pressione costante e continua che
caratterizza la vita di ognuno e che produce il deterioramento delle
condizioni di vita, sia dal punto di vista retributivo e lavorativo, che
da quello della tutela della salute, che della ricerca di una vita
dignitosa. Spesso ci domandiamo da che cosa dipenda il crescente senso
di frustrazione che si concretizza in una mancanza di reazione a soprusi
e ingiustizie, nella non partecipazione al voto, nella consapevolezza
che nulla cambia, sia che al governo vengano chiamati i fascisti o
altri; è sempre più diffusa la sensazione che uno vale l'altro e che
quindi ed è del tutto inutile partecipare e combattere.
Qualche ragione perché ciò che avviene c'è, anche se non è proprio così,
perché destra e sinistra hanno priorità ed obiettivi diversi ma, si fa
notare, la sostanza, il nocciolo dei problemi rimane, quello è lo
stesso, e dunque perché reagire, perché combattere.
La responsabilità è della sinistra, sedicente riformista, che
opponendosi sia alla rivoluzione sia al conservatorismo, ha operato
nelle istituzioni affermando di voler modificare l'ordinamento politico,
economico e sociale esistente attraverso l'attuazione di una politica
riformatrice, ma invece ha preso atto del fallimento della sua visione
del mondo e ha considerato il dominio politico ed economico della
società capitalistica come il solo valido, e comunque quello vincente,
non trovando altra strada che quella di proporsi come gestore di queste
politiche, pur di mantenere e gestire il potere. Le cose inaccettabili,
quel che non va sono così tante che non si sa da dove cominciare per
fare qualcosa.
Quanto è avvenuto fatto sì che prevalesse lo sconforto, la stanchezza,
il senso di frustrazione, la coscienza della impossibilità che
un'alternativa reale è possibile. Da qui la scelta di smettere di
combattere, di subire, proni, gli eventi, aspettando e sperando che
qualcosa cambi. Di questo comune sentire è frutto l'oscillazione
continua di gran parte dell'elettorato da destra a sinistra, nella
speranza di intercettare gli attori del cambiamento, per presto di
piegarsi, dopo il voto, su sé stessi, e ritornare a brancolare nel buio.
C'è da aggiungere il perdurare nel tempo di questa situazione produce
l'adesione ad una visione conservatrice del mondo e della politica,
ovvero porta alla conclusione che nell'impossibilità di cambiare è
meglio tenersi quello che si ha ed affidarsi allo scorrere degli eventi
e, consapevoli dell'impotenza nel contribuire a mutare le cose
attrezzarsi individualmente per tutelare sé stessi e i propri personali
interessi.
Siamo così consapevoli di questa situazione che ascoltiamo e guardiamo
con sorpresa, accompagnata da scetticismo, ad episodi che segnano la
vita del proletariato nei vari paesi, scioperi improvvisi, rivolte
inaspettate, tentativi disperati di risolvere specifiche situazioni, ma
quando avviene non vale a scuoterci, a farci capire che è arrivato il
momento di iniziare un nuovo ciclo di lotte che deve rispondere al
cambiamento che il capitale sta mettendo in atto, e alla stretta alla
quale i costi di questo cambiamento sottopongono i lavoratori,
comprimendo i loro diritti e le loro condizioni di vita.
Il disagio profondo che vivono le società dei paesi occidentali non è
riuscito a produrre un aggregato di uomini e di donne che assumano su di
sé, grazie alla propria credibilità, conquistata con azioni concrete e
visibili. l'incarico di essere gestori di questo processo di rinascita
della fiducia in sé stessi, della consapevolezza di essere classe, del
bisogno di agire e lottare collettivamente per far rinascere la speranza.
Il fatto è che per raggiungere questi obiettivi una delle condizioni
essenziali è la presa d'atto che il riformismo, come metodologia
politica, che opera nelle istituzioni, al fine di modificare
l'ordinamento politico, economico e sociale esistente attraverso
l'attuazione di organiche, ma graduali riforme, ha fallito, né più né
meno che il conservatorismo.
È perciò che non resta altro che preparare e mettere in atto la
rivoluzione, intesa come cambiamento radicale e progressivo dei rapporti
produttivi e sociali, in modo da consentire alle componenti positive di
uomini e donne di emergere ed imporsi sullo sfruttamento altrui. Una
società solidale è l'obiettivo che è bene prefiggersi come da
raggiungere, ma per farlo non serve l'esplosione immediata di rabbia, la
semplice distruzione dell'esistente, o per dirla con altre parole
l'insurrezione, ma occorre preparare con metodo e con pazienza, con
intelligenza e con perspicacia, con determinazione e con convinzione,
una strategia fatta di piccoli e grandi passi che possiamo anche
chiamare riformismo, ma ben finalizzato a costruire le condizioni per la
rivoluzione dei rapporti sociali e produttivi, con obiettivi chiari e
intelligibili, e perciò capace di coinvolgere uomini e donne facendogli
uscire da quello Stato di apatia e di rinuncia che oggi caratterizza il
comportamento delle masse e del quale parlavamo, iniziando a discutere
del nostro comune sentire.
https://www.ucadi.org/2024/02/17/cosa-ce-di-nuovo-la-trappola-della-rassegnazione/
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(it) France, UCL AL #346 - Le Olimpiadi del 2030 dovrebbero svolgersi? -Henri Mora (ca, de, en, fr, pt, tr)[traduzione automatica]
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