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(it) Italy, UCADI #182: L'Europa si svena per gli oligarchi ucraini (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Tue, 19 Mar 2024 08:06:10 +0200
Gli oligarchi ucraini che trafficano con le forniture belliche e
gestiscono i finanziamenti dell'Ue e degli Stati Uniti e degli altri
Stati donatori per l'ordinaria gestione delle attività statali si
fregano le mani, pregustando il piacere che proveranno nel riempirsi le
tasche con la cresta che faranno alle risorse che il loro paese
riceverà: i compagni di merenda di Zelensky scommettono sulla
continuazione del conflitto e banchettano sui morti e sui feriti
dell'una e dell'altra parte.
Ma da dove viene tutto questo denaro, complessivamente 250 miliardi di
dollari? Il sostegno finanziario alla guerra in Ucraina è articolato su
più livelli: il primo è costituito dal finanziamento necessario alle
spese ordinarie dello Stato, spese che vanno coperte tenendo conto delle
difficoltà che lo Stato ucraino ha nel riscuotere le imposte (pensioni,
stipendi, ecc.). Il secondo capitolo di finanziamenti riguarda il
funzionamento dei servizi essenziali e soprattutto di sanità e scuola.
Il terzo i finanziamenti necessari alla fornitura di armi.
La prima voce di spesa è stata coperta fino ad ora da un finanziamento
della Banca Mondiale di 1,34 miliardi di dollari erogato nell'ambito del
progetto Peace (Public Expenditures for Administrative Capacity
Endurance) della Banca mondiale: un prestito erogato grazie a una
garanzia dei governi del Giappone, degli Usa, della Norvegia e della
Svizzera.
Ma ora non basta più. Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo
Monetario Internazionale ha dichiarato: "L'Ucraina ha bisogno di un
ulteriore sostegno finanziario. Per il 2024 valutiamo che questo ammonti
a circa 42 miliardi di dollari. Se l'è guadagnato adottando misure
severe. La parte del Paese che non è sotto assedio va molto bene. Kiev
sta riscuotendo tasse a un livello che fa invidia ai Paesi non in guerra
,pari al 36% del Pil. Per quest'anno prevediamo una crescita del 4,5% e
ha ridotto l'inflazione al 5%.
Ma quelle tasse bastano appena a sostenere il costo della guerra e a
pagare gli stipendi di chi combatte, per tutto il resto (scuole,
ospedali, pensioni ecc. non avanza un soldo e quel resto costa appunto
42 miliardi. Per reperire questa somma Zelensky conta su USA e Ue: 8,5
miliardi da Washington, che spende già molto per le forniture militari
dirette, e 18 miliardi sono attesi da Bruxelles; al resto ci penseranno
la Gran Bretagna e gli altri "donatori" compreso il Fmi, già informale
padrone del Paese da prima della guerra; (donatori è scritto tra
virgolette perché in parte questi soldi sono prestiti, ancorché sia
assai improbabile che l'Ucraina possa restituirli).
Regno Unito, Giappone, Canada e istituzioni internazionali, come il
Fondo monetario internazionale, hanno già garantito all'Ucraina circa 10
miliardi di euro per il 2024. Si conta di reperire una parte dell'altro
denaro occorrente collocando sul mercato titoli di stato ucraini che
necessariamente richiederanno alti tassi perché poco garantiti
dall'incerto esito della guerra. Assumono quindi un ruolo centrale i 50
miliardi di euro da spalmare su 4 anni stanziati dal Consiglio d'Europa
il 1 febbraio dopo un duro confronto con Orban.
Trucchi contabili a Bruxelles
Lo scoppio improvviso della guerra Ucraina ha richiesto all'Unione
europea uno sforzo finanziario che in un primo momento è stato
affrontato ricorrendo ai fondi di emergenza. Tuttavia a due anni
dall'inizio della guerra si è reso necessario trovare nel bilancio
comunitario le risorse necessarie a sostenere lo sforzo bellico come
Unione, al di là di ciò che i singoli Stati hanno messo a disposizione
unilateralmente. Il quadro dirigente delle istituzioni europee è
consapevole di aver condotto i popoli d'Europa a sostenere una guerra
della quale sono poco convinti, come emerge dai sondaggi effettuati nei
diversi paesi. Forse solo nei Paesi baltici l'intervento a sostegno
dell'Ucraina gode dei favori della maggioranza dell'opinione pubblica.
Dovendo reperire le risorse necessarie i leader europei hanno deciso di
muoversi all'interno delle pieghe del bilancio e di erodere altre voci,
per stornare le risorse verso il finanziamento della guerra.
L'attenzione è caduta sul comparto al quale p destinato 1 / 3 della
spesa complessiva del bilancio dell'Unione che è costituito dai fondi
destinati al sostegno dell'agricoltura comunitaria (PAC).
Per realizzare economie di spesa si è provveduto al taglio di sostegni,
bonus, provvidenze di vario genere, indirizzando verso il finanziamento
della guerra e il sostegno all'Ucraina le risorse così reperite. Se
nonché nel mettere in atto questa manovra i dirigenti Bruxelles, di
memoria corta, hanno dimenticato che chiedevano altri sacrifici al
settore agricolo per effetto dell'attuazione della politica green che
per gli agricoltori comporta maggiori spese a sostegno delle loro
attività, la perdita di forniture di gasolio e di energia a prezzo
politico, la limitazione delle superfici coltivabili, con obbligo di
rotazione quadriennale per alcune di esse, norme onerose da attuare in
materia di benessere animale e condizioni ottimali per l'allevamento- A
tutto ciò si aggiunga una complicazione anche eccessiva delle attività
burocratiche necessarie ad ottenere i sostegni comunitari erogati,
l'emanazione di norme particolarmente punitive per quanto riguarda la
tutela della concorrenza, derivanti dagli accordi di partenariato
sottoscritti con paesi terzi estranei all'Unione.
Su questo settore produttivo già così penalizzato si è abbattuta infine
la concorrenza sleale degli oligarchi ucraini che controllano il mercato
alimentare di quel paese, i quali dopo aver ottenuto "corridoi di
solidarietà" per le merci ucraine, affinché le merci ucraine potessero,
attraversando l'Europa via terra, utilizzare i posti del nord del
continente per raggiungere i mercati, hanno approfittato del fatto che
nel compiere questa operazione le merci si trovavano in territorio
comunitario, per provvedere alla loro vendita sul mercato interno,
facendo concorrenza ai prodotti dei paesi attraversati, peraltro gravati
da maggiori costi, dovendo rispettare le norme comunitarie
particolarmente stringenti in materia di tutela della qualità del
prodotto e delle modalità con le quali esso è coltivato (esente da
fertilizzanti e anticrittogamici, vietati dai dagli ordinamenti
comunitari. ma che consentono è di molto di alzare il livello di
produttività dei suoli) ai quali i produttori ucraini non sono
obbligati. Ma ce di più il prodotto ucraino collocato sul mercato è
spesso un prodotto che costa meno ma è inquinato dagli eventi bellici,
perché come è noto i due contendenti sul campo di battaglia non si
risparmiano l'uso di sostanze chimiche, defoglianti, proiettili a uranio
impoverito e quant'altro non fa certo bene alla
salute.
Tutto questo era davvero troppo egli agricoltori hanno perso la
pazienza, tanto più che lo stesso furbo ragionamento hanno fatto molti
dei governi nazionali, i quali dovendo reperire risorse e tagliare sulla
spesa hanno anch'essi fatto calare la mannaia sul settore agricolo, pur
di reperire risorse.
In particolare il governo tedesco si è esposto ben 17 miliardi di euro
di forniture militari e di aiuti all'Ucraina, con il risultato che i
problemi di bilancio sono stati così grandi da richiedere trucchi
contabili che poste sotto la lente della Corte Suprema di Karlsruhe
hanno finito per sollevare lo scandalo e rischiare di produrre la caduta
del governo.
Ce n'è a sufficienza per spiegare e motivare la compattezza con la quale
gli agricoltori tedeschi sono scesi in piazza, hanno occupato le strade,
hanno invaso Berlino; ce n'è abbastanza per capire perché gli
agricoltori francesi hanno fatto altrettanto, come quelli spagnoli, i
belgi, gli olandesi e parte di quelli italiani, che benché colpiti da
provvedimenti più lievi, perché furbescamente il governo Meloni ha
evitato di adottarne di eccessivamente gravosi, si sono visti comunque
danneggiati dalla concorrenza dei prodotti agricoli ucraine dagli
accordi bilaterali di libero scambio sottoscritti dall'Europa A riprova
di quanto diciamo facciamo notare che Macron, volendo calmare la piazza,
ha proposto l'approvazione di una legge che tutela li produzione
nazionale, specificamente rispetto a quella Ucraina, è altrettanto ha
promesso di fare a livello comunitario, incontrando il consenso dei
manifestanti che hanno fatto rientrare la protesta. A questa soluzione
guardano con crescente interesse altri governi.
È ora di smetterla di mentire alle popolazioni d'Europa e dire
chiaramente come stanno le cose nel momento in cui li si chiama a
sacrificare il loro benessere, avendo l'onestà di ammettere quanto costa
guardare con favore all'ingresso nell'Ue. di un paese guidato da una
banda di oligarchi e di barbuti pope ortodossi ribelli al Patriarcato di
Mosca e accoliti di un'inesistente Patriarcato ecumenico che vive in un
quartiere di Istanbul (il Faner) una vita virtuale, sognando l'egemonia
sul mondo e che per raggiungere questo scopo non esita a fomentare come
fa il suo compare Killer Patriarca di Mosca una guerra fratricida
scatenata da Putin, le cui vittime sono due popoli, quell'ucraino e
quello russo.
La guerra parallela
Mentre sul fronte e nel paese gli eserciti nelle due nazioni si
combattono, ricorrendo a ogni arma della quale possono disporre,
un'altra guerra in corso all'interno dell'Ucraina e riguarda lo scontro
ingaggiato dal governo con la Chiesa Ortodossa Ucraina affiliata al
Patriarcato di Mosca. Contro questa chiesa è stato presentato il
progetto di legge 8371 sulle modifiche alla legge dell'Ucraina "Sulla
libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose per stabilire
restrizioni all'esercizio della libertà di professare religione o credo
necessarie per proteggere la sicurezza e l'ordine pubblico, la vita, la
salute e la morale, nonché i diritti e le libertà di Altri cittadini".
Le norme contenute nel provvedimento si rivolgono alle confessioni
religiose che hanno la loro sede centrale in un paese che ha aggredito
l'Ucraina o che ne occupa porzioni di territorio. A tale confessione
religiosa viene impedito l'esercizio del culto, la registrazione degli
statuti e laddove fossero già registrati se le vieta l'efficacia. Si
vieta l'ingresso di nuovi aderenti nella confessione religiosa e si
specifica che il "divieto dell'attività di un'organizzazione o
associazione religiosa comporta la risoluzione dell'organizzazione o
dell'associazione religiosa e delle loro attività, lo scioglimento dei
loro corpi, cellule e altre parti strutturali. In caso di divieto di
organizzazione o associazione religiosa, proprietà, fondi e altre
attività che si svolgono nella loro proprietà vengono trasferiti nella
proprietà dello Stato, che è indicato nella decisione del tribunale. Il
trasferimento di tali proprietà, fondi e altre attività nella proprietà
dello Stato è fornito dal corpo centrale del potere esecutivo, che
implementa la politica statale nella sfera di religione in conformità
con la procedura stabilita dal gabinetto dei ministri dell'Ucraina. In
caso di divieto di un'organizzazione o associazione religiosa, un
contratto di locazione o di smaltimento per altri motivi immobiliari in
cui l'organizzazione o l'associazione religiosa pertinente (o la loro
parte strutturale) è una parte, verrà chiusa, come indicato nella
decisione del tribunale".
In applicazione di questa legge i tribunali ucraini stanno convalidando
le decisioni dell'esecutivo di sequestro di monasteri chiese ed edifici
e beni di proprietà della Chiesa Ortodossa Ucraina legata al Patriarcato
di Mosca, provvedendo in una successiva fase a trasferirne la gestione
alla Chiesa Ortodossa Ucraina Nazionale (autocefala), riconosciuta dal
Patriarcato di Costantinopoli. All'intervento sugli immobili si
accompagna la repressione di ministri di culto e primati di questa
Chiesa inquisiti con le motivazioni più diverse, in alcuni casi,
imprigionati ed impediti nell'esercizio del culto, malgrado che la
Chiesa abbia preso le distanze dal Patriarcato di Mosca e abbia
condannato l'invasione decisa dalla Russia del territorio ucraino.
L'adozione di provvedimenti di questo tipo viola palesemente le norme
dell'Unione europea e quelle dello Stato di diritto alle quali l'Ucraina
dice di aspirare prova ne sia che si candida all'ingresso nell'Unione
dimenticando che una delle condizioni perché quest'iter si concluda
positivamente è costituito dall'accettazione dell'eaquis comunitario, e
quindi dell'obbligo dello Stato di garantire la tutela della libertà
religiosa dei singoli, come delle confessioni religiose.
Si potrebbe obbiettare che lo stato di guerra giustifichi in qualche
modo questo tipo di politica securitaria, ma alla luce dell'evolversi
del conflitto intra - religioso in Ucraina e del ruolo che esso ha avuto
nell'esplosione del conflitto, ci sentiamo di poter affermare che questa
scelta illiberale del regime ucraino rivela il bluff costituito dalla
dichiarata aspirazione del paese ad aderire ai valori nell'occidente al
quale si chiede di svenarsi per l'Ucraina.
La Redazione
https://www.ucadi.org/2024/02/17/leuropa-si-svena-per-gli-oligarchi-ucraini/
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