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(it) New-Zeland, AWSM: La soluzione senza Stato (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Tue, 21 Oct 2025 07:52:32 +0300


Per decenni, il mondo è stato affascinato dalle proposte di soluzione al conflitto israelo-palestinese, che spaziano dalla soluzione dei due Stati a quella di uno Stato unico. Queste idee, sebbene superficialmente promettenti, falliscono fondamentalmente perché si aggrappano all'idea che le strutture statali, israeliane o palestinesi, possano portare alla liberazione. L'anarchismo offre una critica cruciale a questa dipendenza da Stati e confini, immaginando un mondo in cui le persone, non le istituzioni, dettano il proprio destino. In questo contesto, la soluzione senza Stato emerge come l'unica via verso una vera giustizia e libertà.

I dibattiti mainstream ruotano spesso attorno alla soluzione dei due Stati, che, nonostante sia ampiamente promossa a livello internazionale, rimane profondamente imperfetta. Anche se attuata, perpetuerebbe comunque i quadri coloniali e capitalisti che hanno creato il problema. La creazione di due Stati separati consolida il nazionalismo e le gerarchie di potere, anziché smantellarli. Allo stesso modo, la soluzione a uno Stato unico, che immagina uno Stato unificato in cui palestinesi e israeliani coesistono con pari diritti, opera ancora nel quadro di un sistema capitalista e gerarchico. Gli anarchici riconoscono che la vera libertà non può essere trovata entro i confini di alcuna struttura statale.

La soluzione senza Stato non è una fantasia astratta. Trae spunto da precedenti storici e dall'esperienza vissuta dagli stessi palestinesi. Nonostante decenni di colonizzazione e sfollamenti, i palestinesi hanno mantenuto comunità resilienti attraverso sistemi di mutuo soccorso e solidarietà. Nei campi profughi in Libano, Giordania e Siria, sono emersi sistemi informali di governo senza la presenza di uno Stato. Diritti di proprietà, tradizioni sociali e persino movimenti rivoluzionari sono stati organizzati in modo autonomo.

Questi campi, spesso trascurati o sottoposti a controllo esterno, sono diventati centri di organizzazione autonoma in cui i palestinesi gestiscono i propri affari. Nonostante la mancanza di riconoscimento ufficiale o di applicazione da parte dello Stato, i rifugiati palestinesi hanno creato comunità funzionanti basate sul mutuo soccorso, sulla solidarietà e sulle pratiche tradizionali, dimostrando il potenziale dei principi anarchici di prosperare nelle condizioni più avverse.

In Libano, ad esempio, i campi di Shatila e Ein el-Hilweh hanno sviluppato proprie strutture di governance interna. Questi campi operano con consigli locali che gestiscono ogni aspetto, dalla risoluzione delle controversie alla manutenzione delle infrastrutture. I diritti di proprietà, sebbene non ufficiali, sono rispettati all'interno della comunità attraverso accordi verbali e riconoscimento reciproco. Nessuna autorità centrale stabilisce chi possiede cosa; la distribuzione di terreni e alloggi si basa invece su negoziati informali basati sulla fiducia e sul processo decisionale comunitario. Questo decentramento del potere è un approccio intrinsecamente anarchico alla governance, in cui la comunità gestisce collettivamente i propri bisogni senza interferenze statali.
Analogamente, nel campo di Baqa'a in Giordania, che ospita decine di migliaia di rifugiati palestinesi, le strutture sociali tradizionali sono state riadattate per affrontare le sfide contemporanee. Le famiglie e le reti di parentela estese svolgono un ruolo significativo nel mantenimento dell'ordine e nel sostegno a chi è nel bisogno. Questo affidamento alle tradizioni sociali, come l'educazione collettiva dei figli e la condivisione comunitaria delle risorse, riflette i principi di mutuo soccorso e cooperazione. Questi sistemi informali garantiscono che, nonostante la negligenza dello Stato, i bisogni primari siano soddisfatti e la coesione sociale sia mantenuta.

In Siria, il campo profughi di Yarmouk era un tempo considerato una "capitale" per i rifugiati palestinesi, dove i movimenti rivoluzionari si radicavano accanto alla vita comunitaria quotidiana. Prima della sua distruzione durante la guerra civile siriana, Yarmouk era una comunità fiorente in cui movimenti politici come il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) organizzavano la resistenza contro l'occupazione israeliana e le forze statali oppressive nella regione. Questo spirito rivoluzionario coesisteva con una forte tradizione di auto-aiuto e sostegno reciproco. Anche senza un riconoscimento politico formale, i residenti di Yarmouk gestivano l'assistenza sanitaria, l'istruzione e l'assistenza sociale attraverso sforzi dal basso, spesso sfidando apertamente sia il controllo dello Stato siriano che le pressioni politiche esterne.

Questi esempi di auto-organizzazione nei campi palestinesi mostrano il potenziale anarchico presente nella società palestinese. In assenza di uno Stato funzionante, i palestinesi hanno dimostrato di sapersi organizzare efficacemente, costruire strutture sociali e promuovere la solidarietà. Questa autosufficienza, nata dalla necessità, incarna gli ideali anarchici di rifiuto dell'autorità dall'alto e di costruzione del potere dal basso. Dimostra che le comunità possono prosperare attraverso l'aiuto reciproco, la cooperazione e il rifiuto del controllo gerarchico.

La Soluzione Senza Stato si basa su queste esperienze vissute, dimostrando che il popolo palestinese ha già gettato le basi per un futuro senza dominio statale. Ampliando questi esempi di governo autonomo e mutuo soccorso, i palestinesi potrebbero tracciare un percorso di liberazione che trascenda i tradizionali modelli di controllo basati sullo Stato. Questi campi profughi forniscono un modello vivente di come una società senza Stato possa funzionare, anche di fronte a un'immensa pressione esterna. La sfida ora è quella di estendere questi principi oltre i campi e nella più ampia lotta per la liberazione palestinese, rifiutando sia il colonialismo israeliano che le tendenze autoritarie del governo nazionalista.

Questi esempi di autorganizzazione evidenziano il potenziale anarchico già presente nella società palestinese. L'idea di una soluzione senza Stato non riguarda il rifiuto dell'organizzazione, ma il rifiuto dell'autoritarismo. Si tratta di procedere verso un futuro in cui le comunità si autogovernano, libere dall'oppressione del potere statale.

Al centro di questa soluzione c'è il rifiuto del nazionalismo come forza liberatrice. Mentre la resistenza palestinese ha storicamente abbracciato il nazionalismo come risposta all'occupazione israeliana, gli anarchici comprendono che il nazionalismo divide intrinsecamente le persone. Rafforza confini, esclusione e gerarchia, proprio le strutture che l'anarchismo cerca di smantellare. Dovremmo invece concentrarci sulla decolonizzazione delle relazioni sociali, rimuovendo non solo i confini fisici, ma anche quelli mentali che dividono palestinesi e israeliani. Il futuro deve essere costruito sulla solidarietà, dove le persone non si considerano come nemici definiti dall'identità nazionale, ma come esseri umani in una lotta comune per la libertà.

In pratica, la soluzione senza Stato offre l'opportunità di una vera autonomia. È una visione in cui le comunità gestiscono le proprie risorse, risolvono i conflitti attraverso il dialogo piuttosto che con la forza militare e vivono senza il dominio di una classe dirigente. La soluzione al conflitto israelo-palestinese, quindi, non sta nella creazione di un altro Stato, ma nella cancellazione delle strutture che ne necessitano uno. Ciò significa smantellare il capitalismo, il patriarcato e il colonialismo, non solo in Palestina, ma a livello globale.
Gli anarchici di tutto il mondo hanno un ruolo da svolgere in questa lotta. La solidarietà con la causa palestinese non può limitarsi alle richieste di istituzione di uno Stato, ma deve sostenere la più ampia lotta contro ogni forma di dominio. Boicottaggi, disinvestimenti e sanzioni (BDS) sono strumenti preziosi per esercitare pressione sul regime di apartheid israeliano, ma devono essere abbinati ad azioni dirette e sforzi di solidarietà internazionale. Gli anarchici devono amplificare le voci in Palestina che sfidano sia il colonialismo israeliano che gli aspetti oppressivi del governo palestinese sotto l'Autorità Nazionale Palestinese. Non basta semplicemente opporsi all'occupazione israeliana, dobbiamo opporci alle strutture di potere che la mantengono.

Possiamo vedere un potente parallelo con la Soluzione Senza Stato nell'esempio rivoluzionario degli zapatisti in Chiapas, in Messico. Per decenni, gli zapatisti hanno creato zone autonome governate dai principi della democrazia diretta, rifiutando sia lo stato messicano che le forze capitaliste. Il loro movimento, nato dalla resistenza dei popoli indigeni alla violenza statale, ha costruito una società funzionante basata su strutture orizzontali, mutuo soccorso e processo decisionale comunitario. Gli zapatisti forniscono un esempio vivente di come le comunità possano autogovernarsi senza dipendere da uno stato e di come possano prosperare attraverso reti cooperative radicate nell'autonomia. Come gli zapatisti, i palestinesi possono resistere sia al colonialismo che all'autoritarismo che spesso emerge al loro interno, costruendo sistemi di mutuo soccorso e autodeterminazione che non si basano sull'apparato violento dello Stato.

La lotta degli zapatisti ci ricorda che autonomia e apolidia non sono concetti astratti, ma realtà realizzabili. Il loro successo ha dimostrato che quando le comunità si uniscono per resistere sia all'oppressione esterna che alle gerarchie interne, possono creare nuovi mondi al di fuori del controllo statale. L'enfasi degli zapatisti sulla decentralizzazione e il rifiuto di una governance verticistica riecheggiano il potenziale dei palestinesi di organizzarsi al di fuori del paradigma statale, forgiando un futuro basato sull'autogestione, sulla solidarietà comunitaria e sulla vera liberazione.

Il modello per una soluzione senza Stato può essere osservato anche in esperimenti rivoluzionari come il Rojava nella Siria settentrionale. La federazione multietnica e decentralizzata del Rojava offre un assaggio di come potrebbe essere in pratica una società senza stato, dove le comunità si governano sulla base di principi di democrazia diretta, uguaglianza di genere e sostenibilità ecologica. Proprio come il popolo del Rojava ha rifiutato lo stato-nazione, così anche palestinesi e israeliani devono rifiutare la falsa promessa di uno stato come via verso la liberazione.

Non si tratta solo di abbattere confini o rovesciare governi. Si tratta di costruire un mondo in cui il potere fluisca orizzontalmente, non verticalmente. Dove le decisioni siano prese collettivamente, le risorse condivise equamente e nessun gruppo predomini sull'altro. Per i palestinesi, questo significa rifiutare l'idea che la loro liberazione possa avvenire attraverso la creazione di un nuovo Stato e abbracciare invece un futuro di autentica autonomia, libero dal giogo del colonialismo israeliano e dall'autoritarismo di qualsiasi classe dirigente palestinese.

Gli anarchici, in Palestina, in Israele e nel mondo, devono rimanere fermi nel rifiuto dello Stato come forza liberatrice. Dobbiamo sostenere un mondo senza confini, senza nazioni e senza oppressione. La soluzione senza Stato non è un sogno utopico, ma un passo necessario verso la vera libertà, una libertà che può essere realizzata solo smantellando le strutture di potere che ci mantengono divisi e oppressi.

Ripubblicato da: https://awsm4u.noblogs.org/post/2024/10/20/palestine-the-no-state-solution/

https://awsm.nz/palestine-the-no-state-solution/
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