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(it) Italy, Sicilia Libertaria: Libri. Rocchesante, una saga sicana (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Thu, 28 Mar 2024 08:13:01 +0200


Irene Chias torna a sorprenderci con quest'ultimo romanzo, Rocchesante (Laurana, 2023), in cui ritroviamo lo stile della narratrice colta, attenta, diretta, impietosa ma anche delicata. ---- Rocchesante è un sofisticato Spoon River in salsa siciliana, in cui sono ritratti con alto senso introspettivo e una vena di umorismo sottile, decine di personaggi, a partire dagli albi genealogici e dai loro intrecci, come solo nei piccoli e piccolissimi paesi può accadere quando la circolarità delle relazioni impone accoppiamenti non sempre volontari e spontanei con rari guizzi di vero amore. Il risultato è una composizione di quadretti esilaranti, di biografie dalle sfaccettature le più diverse: psicologicamente contorte, oppure banalmente scontate, tenacemente resistenti, o sorprendentemente fuori le righe.

I personaggi di Rocchesante li scopriamo così bambini e studenti, li seguiamo nella crescita, per poi, molte pagine più in là, ritrovarli adulti o vecchi, imparentati tra loro, al centro di vicende curiose, strane, o anche insignificanti e semplicemente monotone. Una matassa dai mille colori e tanti nodi, che s'ingrossa di pagina in pagina e di capitolo in capitolo, così che se non si sta attenti, può succedere che si sia costretti a tornare indietro alla ricerca del filo conduttore smarrito dentro i tanti racconti nel racconto.

Un'abile architetta la Chias, non c'è che dire; la sua regia, il suo montaggio, la sua tessitura, è fine e complicata ma avvincente, ricca di spunti anche scientifici, come quando si abbandona a parlare di serpenti o lucertole o tartarughe o di botanica. I tipi siciliani che dipinge possono essere, anzi sicuramente sono, personaggi che abbiamo incontrato nella nostra storia e nella nostra vita, prototipi che conosciamo e nei cui vizi e tic, magari ci riconosciamo noi stessi.

Il libro descrive grappoli di vite racchiuse nel microcosmo di un borgo siciliano, apparentemente inventato, ma in cui riconosciamo i paesini arroccati su quei monti Sicani tanto cari alla scrittrice; un borgo suddiviso in tre quartieri-isola. Con pennellate argute Irene Chias ci consegna le cattive abitudini, le caratteristiche speciali, le meschinerie o le virtù di figure tutte in qualche modo collegate all'esperienza dell'io narrante, un io che di ogni figura o figuro conserva un ricordo, un aneddoto, un'esperienza abilmente ricostruiti, con retrospezioni che ci rivelano quanto di primo acchito non avevamo compreso, o non potevamo comprendere.

Particolarmente riuscite le pagine dedicate al catechismo e al periodo delle lezioni di religione di padre Pippo; un piccolo trattato di ateismo e materialismo spiegato da una bambina con sottilissima ironia. Come anche il capitolo intitolato "Il menarca", in cui è descritta l'esperienza al liceo classico con un preside "minchia unciata", che non ne voleva sapere di firmare l'autorizzazione ad uscire prima per una visita ginecologica dovuta al ritardo dell'arrivo delle mestruazioni. Pagine esilaranti imbevute di accenni, segni, nomi che ritroveremo e comprenderemo meglio nei capitoli finali, secondo la sceneggiatura intelligente che caratterizza tutto il volume.

Bellissime le pagine del sogno "animalista", in cui un tribunale di animali giudica gli uomini macchiatisi di crudeltà nei loro confronti, una sorta di legge del contrappasso di vendetta e giustizia, con comprensione e clemenza per quanti (come gli Inuit) cacciavano solo per necessità.

E poi, quasi 150 pagine dopo l'esserci immersi in questa enciclopedia roccasantese, ecco il ritorno del preside tutto d'un pezzo, in realtà ...pezzo di merda, che dietro la rigidità celava l'interesse per l'arruolamento di insegnanti aggratis nella scuola privata del figlio (un diplomificio per figli di papà), con il solo compenso del punteggio e le tasse a carico di malcapitati neo laureati. Qui la fine ironia dell'autrice infilza con parole schiette il pallone gonfiato.

Non possiamo accennare al finale, che lentamente abbiamo visto materializzarsi lasciandoci sorpresi e pieni di interrogativi sulla scelta, diciamo così, metafisica. Non aggiungiamo altro, il libro va assaporato, gustato, e alla fine apprezzato - almeno io l'ho apprezzato - per la schiettezza e la capacità narrativa, l'inventiva e la strategia adottata dall'autrice nel farci penetrare nell'anima profonda di una Sicilia che, nonostante tutto, r-esiste.

Pippo Gurrieri

http://sicilialibertaria.it
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