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(it) Italy, Sicilia Libertaria: CRACK-ZONE - Che droga ci sarà dopo il crack? (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Mon, 25 Mar 2024 09:24:20 +0200


Il crack sembra quasi perfetto per adesso, risolve il problema della povertà alla radice, ripulisce le strade e facilita e incrementa il narcotraffico su tutti i livelli perché con il crack non si smette, al limite si aggiunge: qualcosa per alzarsi dal letto, qualcosa per dormire, psicofarmaci al Sert, eroina in strada, gocce per togliere l'ansia del down, la paranoia, l'astinenza, il malessere, tutto per poter continuare, a farsi di crack. --- Da quando distruggeva intere comunità di afroamericani nel bronx il crack ha fatto il giro del mondo, viaggia con documenti alla mano, approda nei porti e arriva nelle strade delle grandi città e nelle piccole. Il crack è la terapia d'urto per tutelare il decoro e l'apparente benessere perché riduce i poveri ai minimi termini. Capita anche l'effetto collaterale e divora il piccolo borghese che si voleva divertire ma è sui grandi numeri che si fanno le statistiche.

Se non hai 10 puoi farcela con 5 euro se ti fai la micro-dose e se ti prostituisci è gratis.

5 euro è il prezzo di una vita da zombie in una crack-zone, una vita che dura una mezz'ora e poi c'è il down, poi di nuovo, poi il down, e ancora e oltre finché non vai a dormire, finché non sei finito. Nessuna casa a porte chiuse, nessuna soglia a nascondere, nessun limite o linea di confine nelle zone del crack perché, in questo caso, è tutto il resto del mondo che si dovrebbe nascondere, è ciò da cui si fugge che si deve vergognare. A due passi dai presidi delle forze dell'ordine, a due dai negozi e dalle case vacanza per turisti, tutto avviene fuori. A pochi passi dalla solita strada verso casa migliaia di storie si scontrano in un destino comune che non ricorderà nessuno. Il tuo amico, tua figlia o i tuoi genitori, i morti di fame, tu o chiunque altro, il crack si propaga inarrestabile. Così le zone si espandono, i poveri si contengono e il governo fa la guerra ai consumatori di cannabis, riempie le carceri per reati droga correlati, intasa i tribunali, rallenta la burocrazia, fa la guerra all'auto-produzione e favorisce la criminalità organizzata, vale a dire la finanzia.

Il governo risuona colpi di repressione, controllo e distruzione dello spazio pubblico ormai in mano ai privati e punisce la socialità gratuita che non ha fini di lucro, quell'unica possibilità di creare un' identità individuale e collettiva, quella che crea cultura che perdura nel tempo, che si tramanda alle generazioni future. La socialità gratuita è ormai illegale, è divieto, è fuori dall'ordine pubblico.

In un mondo dove il costo della vita subisce un' ascesa vertiginosa, quello degli stupefacenti di strada diminuisce in maniera direttamente proporzionale e maggiore è la forza distruttiva e di assuefazione, minore è il prezzo sceso ormai al di sotto di quello di un panino o di un "tagliere della casa".

Il crack presidia le strade delle grandi città e delle piccole e senza andare oltre confine presidia i quartieri più poveri di Palermo, Napoli, Roma, Milano e tutto quello che c'è in mezzo. Da nord a sud è il più economico, onnipresente e insieme alle armi, quello della cocaina da cui si ricava, è il mercato più florido al mondo: solo in Europa sono circa 8 miliardi di euro l'anno a cui non si può certo rinunciare.

Il crack è il simbolo quai perfetto dei nostri tempi perché soddisfa e poi alimenta l'insoddisfazione e il desiderio di estinzione inconscio che è alla base della società dei consumi: consumo e divoro prima di tutto me stesso, la mia esistenza. Il crack dirotta i centri del piacere del cervello che lo preferirà a tutto, alla vita stessa. Già dalle prime volte anestetizza i centri di godimento di tutte quelle cose che prima erano gratificanti e che perdono immediatamente interesse; non produrranno più piacere, ne alcun senso.

Siamo dipendenti da tutto ciò che anestetizza il bisogno di dover cambiare le cose. Dipendiamo da quelle cose, dipendiamo da qualcuno, dalla tecnologia, dai social, da ansiolitici, antidepressivi e da sostanze che restringono la coscienza fino a perdere il principio di realtà e di critica. Dipendiamo da falsi bisogni e da questo benessere fittizio sempre più effimero e sempre più elitario perché siamo meno liberi della merce inutile che compulsivamente produciamo.

In tutti gli esseri umani la dipendenza è un luogo della psiche: la prima è verso i genitori poi verso ciò che genera una qual forma di equilibrio nell'individuo. Nel contesto sociale bisognerebbe imparare il limite che deve avere l'abitudine alle dipendenze, la quantità, la "dose" non mortale, ed è possibile educandoci all'autonomia, investendo sulla conoscenza, imparando a trovare soluzioni ai problemi come fanno le piante e non a delegarle. Siamo la specie più debole della terra dice qualcuno, perché i più assistiti e tecnologicamente assistiti.

E allora quelle facce scavate, incazzate e i movimenti sincopati di una mano che si allunga per chiedere i tuoi soldi, la tua tranquillità, il tuo privilegio. Quella mano è il ponte tra due classi ormai sempre più distanti, polarizzate su un divario enorme nel quale, andando avanti, non si potrà evitare di precipitare. Una crack-zone è la crepa nello spazio urbano, è lo strappo che non si può rattoppare e che stabilisce in maniera definitiva e perentoria che tutto il resto intorno, le città e i centri storici, sono chiaramente non-luoghi dove abbiamo consumato la nostra immaginazione e distrutto ogni possibilità di partecipare e di progettare una vita decente, se non l'eterno conflitto di classe tra chi può acquistare e chi no.

Le crack-zone capitali del mondo come lo abbiamo rifinito, minuziosamente apparecchiato nell'ora dell'aperitivo, consumato e pagato chi più chi meno a discapito di se stesso, lì dove Dio è morto e non si trova un sostituto, dove "Le luci della città" sono fulminate e la pellicola è un film ammutolito e in bianco e nero. Crack è il prodotto quasi perfetto, è la fessura da cui guardare tutte le enormi contraddizioni che stanno crollando e crolleranno, dove si può dire senza alcuna ipocrisia di aver fatto a pezzi la propria umanità perché faticava ad essere.

Che droga ci sarà dopo il crack?

Se Dio ha creato qualcosa di migliore del crack allora se l'è davvero tenuto per se. Che tu sia nero, bianco, cinese, ricco, povero, al primo tiro parti in missione e quella missione non finisce mai. Persino quando non hai più casa, soldi, nessuno e ti sbattono dentro, tu sei lì che cerchi un tiro, fino al momento in cui la missione finisce,

quando sei sotto terra.

(Dialogo estratto da Clockers di Spike Lee, 1995)

Laura

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